Durante e dopo la rivoluzione francese (1789) la musica veniva spesso
coinvolta in spettacoli celebrativi en plein air che impegnavano, oltre alla
banda dell’esercito, anche grandi complessi corali e strumentali di vario
genere. Il ruolo che assume la banda in questo periodo è fondamentale. Si
proietta nella comunità, diventando non soltanto supporto musicale della
pubblica celebrazione, ma anche strumento di coesione sociale. L’utilizzo
della musica, anche a scopo propagandistico, rafforza del sentimento
nazionale. I complessi di fiati sono formati da molti esecutori perché la
grandiosità del suono che ne scaturisce suscita nel popolo il senso di
appartenenza e di unità nazionale utile ai nuovi gestori del potere e al
nuovo corso post rivoluzionario. Ogni esibizione delle bande è uno
spettacolo che coinvolge. Questo favorisce quel salto in avanti compiuto
dagli strumenti a fiato per progresso tecnico e varietà d’impiego, che va ad
incidere sulla pubblicazione a ritmo serrato di “metodi” per suonare il
clarinetto, il corno, il fagotto, la tromba e percussioni. Il compositore che
si fece interprete del sentimento rivoluzionario mediante la musica fu
Joseph Gossec che fu no dei fondatori del conservatorio di Parigi, perché
la musica era considerata ritenendola un veicolo privilegiato per
l’educazione delle masse.
Gossec scrisse una marcia funebre chiamata la “marcia lugubre” per la
commemorazione dei caduti della rivoluzione. Se la ascoltate attentamente
potrete notare come o stile è molto simile alle marce funebri che ancora
oggi vengono eseguite: patetiche, molto struggenti e commoventi.
Non necessariamente veniva eseguita marciando. A volte queste marce funebri
si suonavano in assetto da concerto, quindi anche da fermi.